Il restauro del Monumento Rossini Colbran, collocato nel Cimitero Monumentale della Certosa a Bologna, rappresenta un intervento particolarmente significativo sia per collaborazione tra istituzioni, sia per la valorizzazione del patrimonio cimiteriale.
Nato dalla collaborazione tra Museo civico del Risorgimento (Settore Musei Civici Bologna) e l’Accademia di Belle Arti di Bologna, il restauro è stato operato dagli allievi del Corso di Diploma Accademico in “Restauro dei materiali lapidei e derivati. Superfici decorate dell’Architettura”, che hanno condotto un intervento di tipo conservativo.
L’intervento, finalizzato a restituire omogeneità e leggibilità all’opera, è stato condotto da Maria Teresa Nicosia, sotto la supervisione scientifica della professoressa Miriam Ricci, docente di Restauro dei Materiali lapidei.
L’intero progetto si è svolto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Ferrara e Reggio Emilia.
Il monumento Rossini Colbran
Gioachino Rossini (Pesaro, 1792 – Passy de Paris, 1868) visse a Bologna dal 1799 al 1851, lasciando molte tracce della propria permanenza. Il 15 marzo 1822, nella chiesa della Vergine del Pilar a Castenaso, sposò in prime nozze Isabella Colbran, figlia del noto violinista Giovanni Colbran. Grande attrice ed interprete raffinata, Isabella fu protagonista nel 1815 della prima opera composta da Gioachino Rossini per il Teatro San Carlo di Napoli, Elisabetta, Regina d’Inghilterra.
Alla morte di Giovanni CoIbran, nel 1820, Gioachino Rossini acquistò un sepolcro col proposito di far realizzare per lui e la sua famiglia un monumento funerario alla Certosa di Bologna.
Il monumento, inizialmente affidato all’amico scultore Adamo Tadolini (Bologna, 1788 – Roma, 1868), fu poi realizzato nel 1823 dallo scultore Del Rosso di Carrara e posto nel Chiostro Maggiore a Levante, Arco 6, della Certosa, dove ancora si trova.
L’opera rappresenta un alto rilievo raffigurante Isabella Colbran seduta su un panchetto, avvolta nelle sue vesti, con lo sguardo rivolto verso il padre, ovvero il busto collocato sulla colonna con una ghirlanda floreale avvolta al collo. Ai piedi troviamo un puttino alato intento a suonare una cetra, alludendo al concetto di musica.
Nella stessa tomba furono poi sepolti la madre di Rossini, Anna Guidarini, cantante (Pesaro, 1771 – Bologna, 1827), il padre Giuseppe, suonatore di tromba (Lugo, 1764 – Bologna, 1839) e la stessa Isabella Colbran, dalla quale il musicista si era separato consensualmente nel 1837.
Gioachino Rossini, invece , verrà tumulato al cimitero di Père Lachaise di Parigi, accanto a Chopin e Bellini. Nel maggio del 1887 la salma venne trasportata nella chiesa di Santa Croce a Firenze, vicino a quelle di altri grandi artisti italiani.
L’intervento di restauro
L’intervento di restauro ha previsto inizialmente la rimozione dei depositi incoerenti e del guano presente sul timpano, tramite l’ausilio di pennelli morbidi ed aspiratore.
Successivamente, si è proseguito con la pulitura laser che ha tenuto come obbiettivo la rimozione delle croste nere localizzate nei sottosquadra.
Per rendere le superfici omogenee, si è proceduto con metodo chimico, impiegando ammonio carbonato al 20% applicato con diversi metodi combinati tra loro.
Successivamente, si è proceduto con un abbondante risciacquo con acqua per l’eliminazione di eventuali residui di solvente.
Infine, sono stati rimossi meccanicamente gli schizzi presenti sulla superficie e, tramite tamponi imbevuti di acetone, sono stati rimossi gli schizzi di vernice.
Si è poi intervenuto sull’intonaco degradato circostante al monumento. Sono stati poi realizzati dei test per la scelta della malta da usare per l’integrazione delle lacune. La miscela è stata scelta per la compatibilità con il materiale costitutivo dell’opera, tenendo in considerazione la granulometria e le caratteristiche della malta originale, per cui si è applicata una malta a base di calce Lafarge ed inerti.
Infine, è stato necessario completare l’intervento, applicando sui nuovi intonaci una finitura a colore uguale all’originale ancora presente.