Mia cara compagna di studi presso la Facoltà di Conservazione dei Beni-Culturali, indirizzo storico-artistico, Tiziana Quaglietta ha dedicato la sua Tesi di Laurea alla Certosa di Bologna, e in particolare ad Alessandro Franceschi che ha lasciato molte interessanti testimonianza di arte funeraria in questo splendido cimitero di Bologna.
A lei ho rivolto alcune domande per conoscere meglio questo scultore e la sua opera.
Come è nata l’idea di dedicare la tua tesi a questo argomento?
Quando è arrivato il momento di scegliere l’argomento della tesi ero molto indecisa, avevo individuato solo la docente che doveva seguirmi. Mentre cercavamo di concordare un argomento, la docente mi ha proposto un tema particolare: la scultura funeraria. All’inizio ero un po’ titubante perché è un argomento insolito ma l’idea di poter rivivere la vita di uno scultore del passato in qualche modo ha attirava. Quindi posso dire che in realtà è stato l’argomento a scegliere me.
Quali sono gli aspetti coinvolti in questo tuo lavoro?
Il lavoro di tesi è incentrato principalmente sulla vita di Alessandro Franceschi, la sua formazione artistica tra Bologna, Roma e Firenze e l’attività scultorea alla Certosa di Bologna, senza perdere di vista il contesto culturale bolognese di quegli anni.
Ho analizzato lo stile dei monumenti funerari dalla nascita del Cimitero voluta da Napoleone con l’Editto di Saint-Cloud del 1804 fino alla morte di Alessandro Franceschi; in particolare le 26 opere dello scultore presenti nella Certosa di Bologna di stile neoclassico.
Quale è stato l’aspetto che ti ha incuriosito/coinvolto di più?
Direi il poter spulciare tra documenti originali di fine 1700 inizio 1800. Quando mi alzavo la mattina per recarmi agli Archivio pensavo: ”Vado a rivivere un pezzo di storia” sapendo di toccare con mano documenti che sono stati scritti e firmati da artisti di rilievo. È stato interessante ricostruire la vita di Franceschi anche se alcune parti purtroppo non sono documentate.
Hai visitato il cimitero?
Il Cimitero l’ho visitato quasi subito. Inoltre ho effettuato il tirocinio di 3 mesi durante il quale ho consultato l’archivio della Certosa per raccogliere informazioni sulle commissioni dei monumenti funerari.
Che impressione ricordi di avere avuto?
La prima volta sono stata accompagnata dal referente del tirocinio. Ho attraversato i vari chiostri senza capire bene dove stessi andando… è un luogo davvero molto ampio. La seconda volta sono ritornata da sola alla ricerca dei monumenti funebri che non riuscivo a trovare. Ho iniziato a vagare tra stili artistici e tecniche. La Certosa di Bologna è l’unico cimitero a conservare monumenti funebri dipinti. Ricordo di aver avuto l’impressione di essere in un posto immenso, per alcuni tratti dispersivo e anche malridotto. Di fronte ad alcuni monumenti ho avvertito la sensazione di sofferenza e dolore per la perdita di una persona cara, perché alcuni artisti sono stati in grado, attraverso le loro sculture, di trasmettere emozioni e vibrazioni molto intense.
C’è qualcosa che ti ha colpito in modo particolare?
Mi ha colpito la sensazione di tranquillità e serenità che si avverte nella Certosa. Negli anni successivi ho visitato anche altri cimiteri monumentali e questa sensazione non sempre si riesce a provare. Anche un luogo di sofferenza può diventare un luogo di astrazione, di ammirazione, dove vivere un vero viaggio nell’arte.
Un consiglio?
Consiglio vivamente di visitare i cimiteri monumentali quando ci si reca in una città d’arte, perché anche luoghi all’apparenza un po’ lugubri possono incantare e far fare un tuffo nell’arte.
A questo link trovate la scheda che Tiziana Quaglietta ha dedicato allo scultore Alessandro Franceschi:
http://www.storiaememoriadibologna.it/franceschi-alessandro-481177-persona
Da cui citiamo il seguente paragrafo:
“Franceschi continuò la sua attività artistica alla Certosa fino alla morte, lasciando più di venticinque opere funerarie, tra le quali ricordiamo il monumento Badini, Ceronetti, Giro, Landini, Tinti.”
Testo: Dott.ssa Sara Zugni
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